La preparazione in Messico. Aguascalientes #1, il viaggio
La trasferta ad Aguascalientes
La parte più impegnativa della trasferta ad Aguascalientes, al velodromo Bicentenario dove Vittoria ha battuto il record nel 2018, si rivela sempre essere…
la trasferta ad Aguascalientes. Ancora di più oggi, che praticamente non esiste più (se non a costi esorbitanti) un volo diretto per Città del Messico. Parlare di volo diretto per la nostra destinazione, poi, è fantascienza.
Quindi occorre sobbarcarsi un triplo salto mortale carpiato intercontinentale, con tutte le conseguenze del caso: immaginate i passaggi ai controlli di sicurezza, ora che notoriamente c’è una grave carenza di personale, per di più con un bagaglio non proprio maneggevole: diverse bici, intelaiature per proteggerle, materiale di ricambio e attrezzatura varia. Insomma, quando non siamo seduti nell’aereo siamo al galoppo tra un terminal all’altro, con tutto il nostro corredo da carovana del West.
Le cose si fanno interessanti a Heatrow. Abbiamo due ore e mezza di scalo invece delle 7 previste, e dobbiamo sbrigare tutte le formalità dei voli diretti negli USA, compreso dichiarare quante volte andavano in bagno i nostri avi.
Il lato comico e un po’ grottesco, ogni volta che organizziamo una trasferta ad Aguascalientes (ma in realtà a ogni trasferta), è che nei momenti di stress io divento una sfinge; Vittoria invece potrebbe esplodere in qualsiasi istante, e mi aspetto sempre che da un momento all’altro qualcuno della sicurezza la porti in guardina.
Sono pazzi questi Romani
Arriviamo allo scanner del boarding pass del volo da Londra a Linate, nel viaggio di ritorno. Manca mezz’ora e dobbiamo ancora passare i controlli a causa del ritardo da Dallas, e lo scanner mi dà una bella X rossa. Si avvicina l’omone della sicurezza, mi strappa la carta di viaggio di mano, la guarda distrattamente e mi dice: “ma non vedi che sei al terminal sbagliato?” (Vittoria, ridendoci poi sopra in un secondo momento, giura che avesse aggiunto “e hai pure sbagliato Aereoporto”. Ma io questo non l’ho sentito). Guardo il biglietto e in effetti è quello che ho appena usato per volare da Dallas a Londra, ma non ne ho un altro.
Insomma, Vitto mi aspetta dall’altra parte della barricata pronta per galoppare al Gate; io sono inginocchiato a terra con le mie borse e giacche sparse per terra, cercando quel fottuto biglietto. Sono convinto di averlo infilato nella pagina con la foto del passaporto… In quel momento rivivo la scena dello stallo messicano di Inglorious Basterds mentre la guardo serafico: “Eh no, non ho il biglietto”. “Come non hai il biglietto, guarda in quella cazzo di borsa del PC.” “No, non può essere nella borsa del PC, era sicuramente nel Passaporto.”
Lo sguardo di Vittoria mi dice che sta pensando di abbandonarmi al mio destino, pur sapendo che sarebbe come uccidere suo fratello. “Ma dai, come non ce l’hai…guarda di nuovo”. Solo per farla contenta apro la borsa del computer. La svuoto e riverso tutto nell’atrio di fronte alle porte automatiche. A quel punto le persone iniziano a scavalcare vestiti e oggetti vari per andare ai gate.
Il biglietto perduto
“Ecco, te l’avevo detto che qui non c’è quel cavolo di biglietto, non ce l’ho, non so dov’è! Doveva essere nel mio passaporto!” Nel frattempo Vittoria si è smarcata e si presenta al desk di British Airways in preda al panico, chiedendo – urlando – alla hostess di intervenire e darle una mano a riportare in patria quel vecchio rimbambito che si è portata dietro. L’opzione di uccidere suo fratello diventa sempre più verosimile. Guardo sia lei sia la hostess, che mi invita al desk per risolvere pacificamente il problema – al massimo con un piccolissimo ritardo del volo.
Apro per l’ennesima volta il Passaporto, questa volta con più concentrazione. Perché quel maledetto pezzo di carta l’avevo infilato lí e e poi avevo ficcato tutto nella tasca chiusa della giacca. Magicamente da dietro il biglietto DALLAS-LONDRA si stacca il pass LONDRA-LINATE, rimasto appiccicato sotto e combaciando perfettamente. “Ecco, vedete! Il biglietto è qui dove doveva essere, dove l’avevo messo…se solo nessuno mi avesse messo fretta e pressione sarebbe saltato fuori subito!” Come no. Vittoria mi insulta senza sosta per venti minuti da lí alla partenza, la hostess mi congeda guardandomi come si guardano i tonti, con compatimento: “ah, sono pazzi questi romani”.
La nostra trasferta ad Aguascalientes finisce qui, per ora.
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